̔̔Abd ʹar-Raḥmân ʹibn ʹAbî ʹal ‘Abbâs    

̔̔Abd ʹar-Raḥmân ʹibn ʹAbî ʹal ‘Abbâs    

 

Nato a Trapani nel 1113: così attesta Michele Amari, specificando il nome con al Kâtib ʹal ‘Iṭrâbaniśî / il segretario di Trapani. In più lo inserisce tra i cinque poeti arabi, negletti dai compilatori di antologie, invece degni di onore per il ruolo ricoperto alla corte di Ruggero II normanno. Il poeta trapanese e un altro, Ibn Basrun di al-Mahdiyah, lodavan il regio Mecenate, descrivendo il sontuoso palagio, le ville e il viver lieto della corte. Sono accenti leggeri e gradevoli, i loro, che li distanziano da quelli consolatori e imploranti degli altri tre poeti. Il poeta trapanese, inoltre, è segretario dell’amministrazione della città. Questo suo ufficio non gli impedisce di conoscere e descrivere con viva partecipazione una delle ville regie. Lo stesso Amari situa la sua morte nel 1154.

L’unica composizione rimasta, Fawarah, è indirizzata a lodare la vita di corte e le sue delizie, in una delle ville, appunto, l’incantevole  Maredolce.  Fawwarah, tradotto letteralmente La Polla, volgarmente inteso Maredolce, ispira il poeta-segretario che esalta, con toni encomiastici, la concezione di un’esistenza tranquilla tra le bellezze naturali evidenziate dalle trasformazioni approntate dall’uomo. Non per nulla ogni elemento naturale ammirato rievoca al poeta atteggiamenti e godimenti della coppia umana. Basti riportare l’inizio: Aduna Favara dei due mari ogni valore e pregio una vita piacevole la bellezza dei luoghi senza uguale. E, quasi meravigliato dei versi d’ebbrezza naturalistica approntati, così chiude la breve composizione: L’ho veduto questo con i miei occhi ma sentissi parlare di simili delizie crederei a un imbroglio.

Stroncato appena quarantenne, il poeta trapanese, ritenuto emblema della poesia arabo-sicula alla corte normanna, rappresenta l’effimero della vita, quella goduta con gli altri cortigiani, tuttavia invita quantomeno ad apprezzarne la descrizione da lui immortalata.

Scritti sull’autore:

M.Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Catania 1933² [Firenze 1872], III, pp.458, 471 e 778-780; Id., Biblioteca Arabo-Sicula, Catania 1982² [Torino-Roma 1881], II, pp.439-441; F.Mondello, Bibliografia trapanese, Palermo 1876, pp.18-21; M.Corrao, Poeti arabi di Sicilia, Milano 1987, pp.XLI.165-167; A.Costantino, Gli arabi di Sicilia, Palermo 2005,pp. 66-70; Aa.Vv. Il giardino della Fawarah, in “Architettura del paesaggio” n.16 (2007) www.paysage.it.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *